Ovindoli

Si perde nella notte dei tempi l’orgine dell’attuale paese, anche se risulta evidente che l’antico territorio di Ovindoli, probabile Obinalum nell’epoca imperiale di Roma, dovette essere abitato, come testimoniano i resti di un’interessante villa romana con pavimentazioni musive venute recentemente alla luce presso S. Potito o il sepolcro romano scolpito, scoperto sotto la piazza di Ovindoli. Molto probabilmente l’attuale paese si sviluppò attorno ad una torre o ad una fortezza degli antichi Marsi espandendosi poi in nuclei sparsi, come Valle D’Arano menzionato da una Bolla di Clemente III. Sembra che l’antico castrum fosse distrutto tra il 91 e 89 a. C., ovvero al tempo della guerra italico sociale e, poi, riedificata all’epoca dei Longobardi.

Nel 1188 nella Bolla di Clemente III è menzionata “Sancti Angeli in Arano”.
Nel 1222 nella lotta fra Federico II e Tommaso conte di Celano, Ovindoli rivestì un ruolo molto importante. Risulta infatti che Tommaso si rifugiò in Ovindoli, dopo essere sfuggito all’assedio in Rocca di Mondolfi delle truppe Federicane, per poi arrendersi quando lo stesso Imperatore, giunto a Celano, ne pretese la consegna. Da questo momento la sorte di Ovindoli fu legata alle vicende di Celano.

Nel 1266 Carlo I d’Angiò riceve in pegno del debito di 3000 once d’oro di Ruggero di Celano, sei castelli tra cui Ovindoli e S. Potito consegnato in custodia al templare Goffredo “Provisor castrorum” e a Guglielmo Figerio “Capitaneus militum in Aprucio”.

Nel 1268 Carlo I d’Angiò si accampa sull’Altipiano di Ovindoli in attesa dello scontro con Corradino.

Nel 1270 Ruggero di Celano estingue il debito verso Carlo I d’Angiò.

Nel 1279 Ruggero è Signore di numerosi castelli tra cui quello di Ovindoli e di S. Potito.

Nel 1308 nelle decime della Diocesi Marsicana compare la chiesa di Santa Maria di Campo Piezo in Ovindoli.

Nel 1387 nell’inventario dei beni del Conte Ruggero di Celano compare nuovamente la chiesa di S. Maria in Ovindoli.

Nel 1440 è abate di S. Potito della Diocesi Marsicana, Iacopo di Antonio.

Nel 1527 ai tempi di Carlo V il paese è segnato per 104 fuochi, che nel 1595 risultano essere 132.

Nel 1635 il feudo di Ovindoli entrò in possesso di Giulio Savelli principe di Venafro.

Nel 1648, dopo la rivolta napoletana di Masaniello, Antonio Quinzi, dopo aver preso Celano, occupa anche Ovindoli. Nel 1669 risulta ancora possessore del feudo di Ovindoli Giulio Savelli, lo stesso era anche possessore dell’altura della Riccia di S. Potito. Appartengono successivamente ai Piccolomini ed ai Cabrera-Sforza-Bodavilla, fino all’abolizione dei fendi nel 1806.